Quando sono arrivata vent’anni fa in Italia, era molto difficile spegnere la malinconia, anestetizzare la mancanza.
Era doloroso, quasi un dolore fisico nel petto. Mi ricordo che capitava di sognare di trovarmi a casa in un istante e questo faceva ancora più male, perché impossibile.
Adesso è quasi svanito questo senso di impotenza. Bastano pochi secondi e con l’uso della tecnologia posso “viaggiare” e trovarmi a casa. Mi collego con mia mamma, vedo, ascolto, condivido me stessa… e sto quasi bene.
Mi aiutano anche tantissimo le mie ormai forti radici qui, da cui sono nati quattro splendidi “alberi”, i miei figli.